Un ragazzo approda sulla spiaggia di un piccolo villaggio di pescatori con l'arteria del braccio recisa dal "morso" di una medusa. La ferita è di quelle che causano morte per dissanguamento e il ragazzo vaga alla disperata ricerca di un medico senza che nessuno tra quelli che incontra voglia aiutarlo o mostri alcun interesse per lui o empatia per la sua disgrazia.
Quello di Tsuge è un neo-realismo con una componente grottesca, morbosa e ossessiva che descrive bene il sentire della generazione nata dopo la Seconda guerra mondiale.
Da una parte il villaggio, emblema della distruzione e della povertà della società giapponese post-bellica; dall'altra il protagonista, perduto in un incubo di straniamento e incomunicabilità che, per il tono distaccato e dimesso, può ricordare il nostro Antonioni.
Yoshiharu Tsuge (1937) è tra i maggiori autori di fumetto di tutti i tempi. Insieme a Tatsumi, ha rinnovato il fumetto giapponese introducendovi tematiche adulte, di vita vissuta, con personaggi reali, poco appariscenti, minori, a volte marginali.
Tra il 1965 e il 1970 pubblica racconti di più netto taglio surrealista sulla rivista d'avanguardia "Garo": Nejishiki, del 1968, ha un grande successo e lo fa conoscere anche all'estero. In seguito, una profonda crisi individuale lo porta a ritirarsi dalla vita pubblica. La sua reclusione volontaria ne fa un personaggio di culto, una specie di Salinger del fumetto giapponese.
L'ultimo romanzo prima del ritiro è "L'uomo senza talento", del 1986, di recente pubblicazione in Italia.