Alack Sinner, nato dalla collaborazione tra gli argentini José Muñoz e Carlos Sampayo, è un investigatore coriaceo e disilluso, con una faccia che ha preso molti pugni e un nome che è tutto un programma: Alack “Sventura” e Sinner “Peccatore”.
Le sue storie sono ambientate negli anni Settanta, in una New York scossa dalle tensioni razziali e dalla guerra del Vietnam. Hard-boiled politico, segnato dalle tensioni della società contemporanea, Alack Sinner racconta la corruzione materiale e morale dei ricchi e dei potenti, e la disperazione malinconica dell’umanità varia e disgraziata – prostitute, drogati, transessuali, sbandati, rivoluzionari – che abita i bassifondi e frequenta i locali dove si ascoltano il jazz di Coltrane e la musica di Lou Reed.
Il tutto in un bianco e nero denso e netto, senza passaggi di grigio, cupo come le storie che racconta. Considerato un classico del fumetto, ha cominciato ad apparire su “Alter Linus” a partire dal 1975.
José Muñoz è uno dei più importanti e talentuosi fumettisti di sempre. Dall’Argentina, dove aveva studiato sotto la guida di grandi maestri come Alberto Breccia e Hugo Pratt, si trasferì negli anni Settanta in Inghilterra, poi in Spagna e in Italia.
Il suo stile, fortemente stilizzato ma dall’ambientazione realistica, ha avuto una grande influenza sulle generazioni successive di disegnatori. Le “historietas” per Muñoz dovevano essere un contenitore di riflessioni politiche e filosofiche e trovò in Carlos Sampayo un amico e collega.
Da questo celebre sodalizio artistico sono nati capolavori destinati a fare la storia della nona arte, contraddistinti da una tipica atmosfera poliziesca e noir, da un bianco e nero netto e dai riferimenti al mondo musicale, soprattutto jazz.
Carlos Sampayo è nato a Buenos Aires nel 1943, Carlos Sampayo abbandona l’Argentina negli anni Settanta per ragioni politiche.
In Spagna incontra José Muñoz dando vita a una collaborazione dalla quale sono nate opere immortali: Alack Sinner, Sophie e Nel bar (pubblicati in Italia su “Alter” e “Frigidaire”). In seguito Sudor Sudaca e, nel 1990, Billie Holiday, autobiografia romanzata della leggendaria “Lady Day”. L’appassionata e profonda conoscenza della musica jazz (l’autore è infatti anche giornalista e critico musicale) è evidente qui come in Fats Waller (realizzato con Igort e da poco riproposto in una nuova edizione da Oblomov).